The National ci ricordano cosa sia l’alternative degli anni duemila, regalandoci un disco dal sound graffiante, nostalgico e vero, con un occhio ai sentimenti del passato. “Rome” è una dedica in note all’immortalità della musica nella città senza tempo.
L’intensità del live si percepisce sin dalle prime note: la voce calda di Matt Berninger, il suono amplificato degli strumenti in una location mozzafiato e le urla del pubblico trasmettono l’emozione respirata il 3 giugno scorso. Una freccia scagliata dritta al cuore, ed è come se si tornasse indietro nel tempo per un’ora e mezzo, rivivendo quel senso dell’alternative che un po’ oggi sta ricalcando i nostri palchi. “Runaway” cantavano un decennio fa in cui affermavano che non sarebbero mai scappati e, probabilmente, non l’hanno fatto. Che fosse per quella relazione destinata a fallire o per l’amore per la musica, non fa differenza: sono ancora qui facendoci battere i piedi e scendere qualche lacrima. Ed è ciò di cui, oggi più che mai, ne abbiamo bisogno.
“And if you want/ to see me cry / play “Let it Be/ or “Nevermind” e anche con Don’t swallow the cap non c’è via di fuga. Pezzi sparsi nel corso del tempo, da I need my girl a Graceless e Fake Empire sembrano essere collegati l’uno con l’altro da quel senso di incompletezza e malinconia che, infondo, ci abbraccia tutti come se stessimo nello stesso frame.
E a proposito di take. “Non leggo mai la scaletta, è come vedere il trailer di un film che guarderò dopo” afferma Berninger che, a quanto pare, non monta mai la line up con il resto del gruppo. Ogni concerto deve essere una prima volta, una sorpresa che Lit up, illumini appunto, lo stage ed anche se stesso nello scoprire ad ogni minuto che brano ci sarà di seguito, come se fosse tra la folla.
“Rome” non è solo un disco, è un vero e proprio album dei ricordi tanto caro a noi Millenials. Un omaggio a Roma, ad una carriera che ha definito l’onda del rock alternative di un tempo, alla sintonia provata durante quel live e un inno a quella catarsi collettiva che, abbandonati nel loro Lemonworld, non è durata che una sola notte.