“LEGGERO” è la seconda parte del concept album di Ainé, uscito su l’11 ottobre. Un diario emotivo che racconta l’elaborazione di una separazione e la successiva rinascita. É il cammino che parte dal preannuncio del dolore fino ad arrivare alla scoperta dell’armonia tra l’ombra e la luce. Dopo aver ascoltato attentamente le tracce e aver approfondito anche il loro “making of” nella rubrica NEI RULLINI, qui un’intervista ad Ainé per il nuovo album “LEGGERO”.
Ciao Arnaldo, partiamo con una domanda facile: ti senti effettivamente più “leggero” dopo l’uscita di questa seconda parte dell’album o sei ancora nella fase “buio”?
Ciao ragazzi, assolutamente più “leggero” oggi, è stato fondamentale per me attraversare un momento di riflessione, di silenzio, il buio non sempre è una fase negativa, almeno per me non lo è stata, anzi, a me ha aiutato tanto per riflettere, pensare, crescere, maturare, migliorare, e capire ancora meglio le mie priorità, se non ci fosse stato “buio” non ci sarebbe stato “leggero”.
Qual è stata la più grande ispirazione per il disco?
Sicuramente le mie esperienze personali vissute negli ultimi due anni, il cammino di Santiago mi ha ispirato e aiutato tanto, il surf, la nascita di mia nipote, artisti come Channel Tres, Kaytranada, Moodyman, Dan Kye, Supershy per LEGGERO, Nick Hakim, Bon Iver, Daniel Caesar per BUIO.
Tre parole con cui descriveresti il sound di “leggero”?
Vero, intenso, intimo
Quali sono state le sfide maggiori affrontate durante la produzione dell’album?
Sicuramente la parte grafica e visiva, tutta l’estetica che ruota attorno al mio nuovo disco e progetto, dai video, alle copertine, alle grafiche, tutta la parte estetica è stata seguita e realizzata da Brando Pacitto.
Qual è la traccia a cui tieni di più e che ritieni rappresenti al meglio l’essenza di “leggero”? Perché?
Sono particolarmente affezzionato agli “outro” del disco, forse “Trasperente” è il brano che mi tocca di più per vari motivi, sia per un fatto di sonorità che per la profondità del testo, poi anche perché ci sono i primi suoni emessi da mia nipote.
Quali esperienze personali hanno influenzato i testi di leggero? Ti va di raccontarci un episodio particolare che ha ispirato una canzone?
Essendo un concept Album, tutti i brani, tutto il disco è collegato da un filo conduttore ed esperienze vissute, BUIO è la separazione e il distacco, LEGGERO, la rinascita, la fine di una relazione molto importante per me ha dato vita a questo Album e queste canzoni, con conseguente rinascita.
In “leggero” hai esplorato nuovi generi e stili musicali. Quali elementi hai incorporato e perché?
Ho inserito sonorità più deep house, e clubbing, mi sono ispirato molto alle sonorità degli artisti sopra citati, è un genere di musica che mi ha sempre affascinato e piaciuto sempre tantissimo, quando il jazz, il soul viene messo nella deep house, sicuramente si sono alzati i bpm e messo cassa dritta ogni tanto.
In Specchi-Gennaio dici: “Ho messo apposto le idee, cambiato i vestiti, ma non basta più”. In una società come la nostra in cui il bisogno di stimoli supera la nostra stessa capacità di trattenere e apprezzare gli stessi stimoli cosa ti basta per sentirti più “leggero”?
Dal cammino di Santiago, ho imparato e capito che basta veramente poco per stare bene sia da soli sia in compagnia, se si ha la fortuna e la possibilità di condividere momenti con un altra persona, di amare o essere amati meglio, ma anche da soli si può trovare il giusto equilibrio, io ho avuto bisogno di uno zaino, banane e frutta secca, una bottiglia d’acqua, la musica nelle cuffie ed ero la persona più felice del mondo sul cammino, o tra le onde dell’oceano a fare surf, bisogna solo imparare a vivere e godersi i momenti semplici e le piccole cose, che poi sono tutt’altro che “piccole”.
Cosa ne pensi della situazione musicale italiana attuale e che consigli daresti a chi vorrebbe fare musica oggi in Italia senza sottostare ai canoni basici musicali che ormai contraddistinguono le grandi uscite?
La situazione Italiana è sempre la solita ogni tanto esce qualcosa che mi piace, la maggior parte non mi piace e non me l’ascolto sinceramente, continuo a preferire e ad ascoltare altra musica, ma ci sono artisti come Lauryyn, Altea, Yof, Joia Luz, che mi piacciono molto e cantano e scrivono in Italiano.
Come consiglio ai ragazzi durante i miei corsi al Saint Louis e in generale dico sempre di non pensare ai numeri, al successo, alla fama, di pensare prima di tutto alla qualità, ad essere autentici e unici, a studiare, a prepararsi, a fare gavetta, a scrivere canzoni, imparare strumenti, scrivere belle canzoni, belle melodie, testi sensati, prima o poi tutto torna indietro a un certo punto, e torna indietro anche quando non hai niente di questo, prima o poi l’Arte bussa alla porta.
In che modo i tuoi studi internazionali alla Venice Voice Academy di Los Angeles e alla Berklee College Of Music di Boston hanno influenzato e influenzano la tua visione musicale?
Sicuramente le mie esperienze all’estero mi hanno formato tanto, avere avuto la fortuna e possibilità di studiare alla Berklee l’università di musica tra le migliori al mondo ha influito tanto, l’esperienza di confrontarsi subito con musicisti di altissimo livello da tutto il mondo all’inizio mi ha spaventato molto ma poi mi ha portato a studiare e praticare sempre di più nel canto e sullo strumento, fino a quando non mi ha portato piano piano ad essere allo stesso livello dei ragazzi con cui mi interfacciavo.