Fondata in Lussemburgo nel 2018 e lanciata nel 2020, ANote Music è il principale marketplace europeo per l’acquisto, la vendita e il guadagno di royalties musicali, ovvero il compenso che i proprietari di diritti d’autore ricevono per il consumo della propria musica. Le royalties derivano non solo dallo streaming, ma anche dal consumo pubblico (musica nei bar, negozi) e dalle sincronizzazioni con film e pubblicità. Tra i vari cataloghi a disposizione su ANote, ci sono brani interpretati da icone globali come The Kinks, Beyoncé, The Who, Backstreet Boys, Justin Bieber, Britney Spears, Drake, Avicii e molti altri.
Simile a una borsa valori, ANote Music consente ai titolari dei diritti musicali di canzoni di successo di mettere all’asta una parte delle proprie royalties future in un mercato aperto, permettendo loro di vendere o trasferire i propri cataloghi di royalties a condizioni di mercato eque, piuttosto che in transazioni private. Allo stesso tempo, investitori e appassionati di musica possono acquistare il diritto a ricevere una parte delle royalties future generate da canzoni di successo, accedendo a una classe di asset precedentemente esclusiva che offre reddito passivo ricorrente e rendimenti competitivi.
La piattaforma offre a tutti, anche a chi non fa parte del settore o ha capitali limitati, la possibilità di investire in cataloghi musicali, un’opportunità tradizionalmente riservata a grandi fondi e major dell’industria musicale.
Per conoscere meglio questa realtà, abbiamo deciso di intervistare Nicola Meloni, Catalogue and Royalties Manager di ANote Music, il quale ci ha dato parecchi insights interessanti.
Nicola Meloni, Catalogue e Royalties Manager in ANote Music, coordina e gestisce le fasi di onboarding, valutazione e quotazione dei cataloghi nuovi che arrivano in piattaforma, monitora l’andamento dei cataloghi già quotati e supervisiona la raccolta e il pagamento delle royalties agli investitori all’interno della piattaforma.
Come lui stesso ci conferma “è fondamentale l’educazione degli investitori, poiché gli investimenti in royalties musicali sono relativamente nuovi. Sebbene esistessero già piattaforme simili, richiedevano investimenti minimi molto elevati. ANote Music ha abbassato notevolmente le barriere d’ingresso e offre diverse risorse educative ai potenziali investitori”.
ANote lavora esclusivamente con cataloghi storici, evitando investimenti su artisti nuovi poiché sono “troppo speculativi”. Il criterio principale per accettare un catalogo è quindi la stabilità storica. Come ci dice Nicola, “Consideriamo cataloghi con almeno 3-5 anni di storico di royalties generate, considerando anche l’età media dei brani e la loro maturità. Analizziamo i numeri degli ultimi 12, 24 o 36 mesi per determinare se il catalogo è in una fase crescente, decrescente o stabile, e quali sono le principali fonti di reddito delle royalties”.
Per garantire un minimo di liquidità alle quote del catalogo, ANote lavora esclusivamente con cataloghi che, negli ultimi 3 anni, abbiano generato, in media, almeno 10.000 euro di royalties annuali.. Inoltre, nei casi di cataloghi ceduti da etichette discografiche o editori, che spesso hanno un ruolo attivo nella gestione del catalogo, per evitare che si crei un disallineamento di interesse tra gli investitori e l’etichetta o l’editore, “richiediamo che il detentore dei diritti mantenga una parte del catalogo”. In questi casi, la percentuale massima che può essere listata è del 50%, assicurando così che il detentore continui a gestire attivamente il catalogo e a preservarne il valore.
Più in generale, il detentore dei diritti può essere un’etichetta discografica, un editore, un interprete o un autore di canzoni. Ad esempio, Sterling Fox, un songwriter statunitense con un catalogo di 250-300 canzoni scritte per artisti come Britney Spears, ha quotato la propria percentuale di international songwriting royalties derivante dal catalogo di canzoni che ha scritto negli anni.
Gli artisti e le etichette discografiche, prosegue Nicola, “possono utilizzare la nostra piattaforma per monetizzare i propri cataloghi senza doverne cedere i diritti d’autore. Questo consente loro di ottenere liquidità immediata, che possono reinvestire nella propria carriera o in altre aree. Per esempio, un artista può incassare royalties future tutte in una volta anziché aspettare 10 o 15 anni, o un’etichetta può usare i fondi per digitalizzare la propria struttura o acquistare nuovi cataloghi”.
In sintesi, ANote Music offre una nuova via per monetizzare la musica, con una combinazione di liquidità immediata e monitoraggio trasparente, con l’opportunità di investire in un mercato non direttamente correlato alle fluttuazioni tradizionali del mercato finanziario.
“La nostra visione a lungo termine – conclude Nicola – è di ampliare l’offerta di cataloghi (attualmente 25) mantenendo elevati standard di qualità. Puntiamo a espanderci in nuovi mercati, avendo già una solida base in Europa, e a continuare a innovare. La nostra piattaforma mira a rendere l’investimento in royalties musicali più accessibile e comprensibile, con un focus sull’educazione degli utenti Come pain point invece ti direi la limitata interazione tra artisti e fan all’interno delle piattaforme di streaming, che offrono poche opportunità di monetizzazione diretta per gli artisti. Mentre le piattaforme asiatiche come Tencent Music hanno integrato strumenti per un supporto più diretto da parte dei fan, le piattaforme occidentali come Spotify e Apple Music sono più limitate in questo senso. Alcuni tentativi sono stati fatti, ma c’è ancora spazio per migliorare la remunerazione degli artisti attraverso le DSP.”.