Carlo Mollino (1905-1973) è stato un architetto importantissimo per l’identità della città di Torino ma anche una vera e propria icona mondana. Ha pilotato aeroplani e auto da corsa, è stato un maestro di sci oltre a essere un designer, fotografo e progettista in grado di lasciare un segno indelebile nel tessuto urbano torinese. Le sue opere riflettono il suo carattere: sono eclettiche, visionarie e allo stesso tempo rigorose e funzionali, specchio di una città che in quegli anni stava vivendo una grande trasformazione economica ma anche sociale e culturale. Tracciamo insieme un itinerario di Torino con Carlo Mollino.
Prima tappa: Teatro Regio
Piazza Castello 215, 10124, Torino
Il Teatro Regio è da secoli uno dei salotti principali della città, un luogo consacrato alla lirica fin dalla sua nascita per volere della dinastia reale. A seguito di un incendio che distrusse la struttura originaria nel 1936, venne assegnata la ricostruzione a Carlo Mollino e agli ingegneri Marcello e Adolfo Zavelani Rossi.
Il principio architettonico alla base fu semplice: costruire una struttura che non si rifacesse al passato ma che tenesse conto dei nuovi orientamenti architettonici e urbanistici di Torino. La linea curva è la chiave di lettura che consentì di integrare gli elementi preesistenti con la nuova struttura. La platea, la parte più scenografica del complesso, si presenta infatti come una sorta di conchiglia semiaperta dalla forma elicoidale, illuminata da un lampadario monumentale composto di 1762 tubi in alluminio pendenti con punto luce e 1900 steli in perspex riflettente, a creare un suggestivo effetto che richiama le stalattiti che rivestono il soffitto di una grotta. Al contempo, Mollino introdusse un tocco di modernità audace: il boccascena richiama esplicitamente la forma di un televisore, segno distintivo di un’innovazione tecnologica, simbolo dell’epoca.
Seconda tappa: gli interni del Le Roi
Via Stradella 8, 10155, Torino
Nessuna discoteca moderna è in grado di competere con la struttura magnifica del Le ROI, il primo vero e proprio “Dancing” di Torino. Inaugurato nel 1960 sulla struttura del vecchio Cinema Lutrario, il locale rappresenta una porta verso un’altra dimensione, dove musica e danza sono i protagonisti assoluti.
Attraversando un corridoio coperto di specchi e maioliche, si raggiunge la sala principale dove il dancefloor è sovrastato da una gigantesca spirale di cento lampade colorate che imitano il movimento dei danzatori sulla pista da ballo. Mosaici, scalette e giochi di ferro battuto creano una struttura avvolgente che si respira anche nei divanetti, poltrone e tavolini del secondo piano, dove è possibile osservare la pista dall’alto, offrendo un momento di pausa e relax.
Il Le Roy aveva vissuto la sua epoca d’oro tra la fine degli anni ’50 e gli anni ’70, grazie al suo fondatore Attilio Lutrario. Fu un palcoscenico d’eccezione per i più grandi nomi della canzone italiana, tra cui Domenico Modugno, Mina, Lucio Dalla e Patty Pravo. Oggi, il Le ROY continua a evolversi, mantenendo vivo il suo spirito originale e adattandosi ai nuovi tempi, rimanendo un punto di riferimento per il divertimento e la musica a Torino.
Terza tappa: Camera di Commercio di Torino
Via San Francesco De Paola 24, 10123, Torino
Nel 1964, Carlo Mollino insieme a Carlo Graffi, Alberto Galardi e Antonio Migliasso vince il concorso per progettare il nuovo edificio di Palazzo degli Affari, oggi sede della Camera di Commercio di Torino.
La scelta di rinnovamento dell’antico Palazzo Morozzo fu innovativa: costruire una struttura sospesa a un unico pilone centrale tramite tiranti, pensata per spiccare sopra un grande basamento vetrato.
La struttura a prisma ha una forma convessa su cui si alternano finestre a specchio all’avanguardia che richiamano un pò gli oblò delle costruzioni aeronautiche.
Anche l’interno è stato progettato da Mollino e il suo team: nel pilastro portante centrale, si erge una scala a chiocciola lunghissima attraversata al centro da lampadari rotondi che creano un dialogo particolare tra ambiente interno ed esterno.
Il palazzo, completato nel 1972, rappresenta uno degli esempi più significativi dell’architettura moderna torinese, con soluzioni strutturali audaci e un design in netta contrapposizione con gli edifici circostanti.
Quarta tappa: gli interni di Casa Mollino
Via Giovanni Francesco Napione 2, 10124, Torino
A differenza di altri progetti, Casa Mollino è forse quello più intimo e personale che permette di comprendere meglio lo spirito anticonvenzionale e vitalistico di Mollino. E’ un luogo pieno di simbolismi che nasconde anni di ricerca, indagini, sovrapposizioni di elementi provenienti da culture diverse, un edificio magico e poco conosciuto ma che riflette fortemente l’identità della città.
Mollino ha arredato e ristrutturato questa casa (oggi museo) tra il 1960 e il 1968, ma non l’ha mai abitata. L’appartamento è stato acquistato nel 1985 da Fulvio Ferrari, fondatore della Casa Museo Mollino che ha svolto un minuzioso lavoro di ricostruzione e interpretazione degli interni sfruttando il volume “Il Messaggio della Camera Oscura”, scritto dall’architetto nel 1943.
La cultura egizia è la chiave di lettura di molti degli oggetti presenti all’interno: il letto a forma di barca che è un mezzo verso l’aldilà, le farfalle incorniciate che sono un simbolo della vita dopo la morte, il fiume Po che scorre fuori dalla finestra che è metafora della vita che fluisce, il tavolo ovale che è un momento mortuario. Ogni elemento fa pensare a una dimora pensata come rifugio e custodia dell’anima di Mollino.
Quinta tappa: Sala Arturo Toscanini Auditorium RAI
Piazza Gioacchino Rossini 15, 10124, Torino
Nato sui resti dell’antico Ippodromo della città costruito dalla famiglia Savoia, acquistato dalla RAI nel 1952, l’Auditorium ospita gli interni progettati da Mollino.
L’architetto ha scelto di adeguare la struttura alle nuove esigenze, ampliando l’ingresso e la biglietteria, migliorando l’acustica della sala e la visibilità del palcoscenico e del boccascena, allargandolo di quasi sei metri. Inoltre, inserì anche un grande organo a canne e una sala di registrazione.
La particolarità della sala emiciclica che ospita il pubblico risiede nelle forme organiche e avvolgenti, tipiche dello stile di Mollino, che creano un ambiente intimo e raccolto. Le poltrone, disegnate dallo stesso Mollino, sono rivestite in velluto rosso e presentano dettagli in ottone, contribuendo all’eleganza complessiva dell’auditorium. La struttura è dotata di una capienza di 1.616 posti, distribuiti tra platea, galleria e balconata disposti a ferro di cavallo, garantendo un’ottima visibilità e un’acustica eccellente per tutti gli spettatori.