Il Natale, per chi si riconosce nello spirito malinconico dell’indie italiano, non è così magico. In fondo, non possiamo che essere d’accordo con il Grinch: il Natale è bello solo se condiviso, ma diventa un peso insopportabile quando si trasforma nell’aspettativa di una perfezione obbligata. Non c’è spazio per luci scintillanti o regali perfetti nella cultura indie, perché le feste per noi sensibili mettono a nudo ansie, delusioni e solitudini. Non è tanto il Natale il problema, ma ciò che ci aspettiamo che sia.

Nel panorama della musica indie italiana emerge un curioso filone che potremmo quindi definire Grinchiano, il quale spoglia l’albero da ogni decorazione per mostrare solo i suoi rami spogli. Gli artisti di questo genere infatti cantano di un disagio profondo riuscendo a cogliere le contraddizioni della festa. Dietro i sorrisi forzati e le riunioni familiari obbligate, il Natale spesso rivela il suo lato più ipocrita, diventa spesso un modo per misurare il nostro benessere. Molti brani denunciano il consumismo che svuota le emozioni, trasformando la festa in una gara al regalo più costoso. Tuttavia, l’indie va oltre il semplice rifiuto di questa superficialità: racconta il Natale di chi vive la solitudine in modo ancora più intenso. Per alcuni, le luci e i camini accesi non bastano a scaldare il cuore. Ci sono amori che non tornano, legami che si spezzano, sogni che restano infranti.

“Natalios” di Calcutta è un ritratto di questa solitudine.

Io non voglio andare in giro da solo
È la notte di Natale anche per me

Un uomo vaga per una città deserta, dimenticato da tutti ed anche da sé stesso. La sua voce è disperata, un grido di aiuto, di vicinanza emotiva, quasi come se sperasse di non essere l’unico a sentirsi da solo a Natale. 

Anche Brunori Sas affronta il tema natalizio in “La Vigilia di Natale”

Un brano dal carattere ironico e malinconico. 

Quest’anno a Natale volevo morire
poi ho visto l’orario e sono andato a dormire

Tra vigilie tutte uguali e il rimpianto per un’adolescenza ormai perduta, per il caro Brunori, citando le sue parole, il Natale fa venire il magone: è un periodo di dolce e amara riflessione sullo scorrere veloce della vita, in cui è fin troppo facile cadere nei ricordi e nei rimorsi del passato.

“Il pranzo di Santo Stefano” de I Cani

Il primo Natale che tornai a Roma in anticipo
Non ero preparato alle tue zie di Firenze

“Il pranzo di Santo Stefano” de I Cani, è un brano dal carattere umoristico, in cui si intrecciano due momenti: il disagio adolescenziale durante un pranzo di famiglia e, anni dopo, un senso di estraneità che non si è mai davvero risolto. 

“Sospesi” di Colapesce

In “Sospesi”, Colapesce esplora con questa ballata l’idea di non riuscire a trovare un posto nel mondo durante il Natale, aprendo la “quarta parete” a un pensiero profondo: il concetto secondo cui, a volte, un gesto d’amore non è rivolto all’altro, ma è, in realtà, un atto di cura verso noi stessi.

E il lasso di tempo in cui non lavoro
Mi dedico a te
Mi dedico a te
Ma a dirla tutta lo faccio
Soltanto soltanto per me

Cari Indie Lovers, possiamo solo imparare una lezione dai nostri artisti preferiti: non dobbiamo forzare il Natale. Questo infatti può essere un momento per fermarsi, guardarsi dentro e viverlo in modo autentico, senza ansie o aspettative irrealistiche. E se anche tu, come il Grinch, senti il peso del Natale, queste canzoni malinconiche e dissacranti potrebbero farti vedere le feste con occhi nuovi. In quel disincanto, forse troverai un significato più vero.

C’è un po’ di Grinch in questo Indie: la festa con occhi disincantati