La fine dell’anno è sempre un momento ideale per fare bilanci, personali e professionali, riflettendo sui mesi appena trascorsi e separando ciò che è andato bene da ciò che non ha funzionato, con l’intento di non ripetere gli stessi errori nel nuovo anno. È anche l’occasione perfetta per fare il punto sulla music economy del 2023, con uno sguardo al settore live, per anticipare le tendenze musicali e le previsioni per il 2024.

Il 2023 si è rivelato un anno particolarmente positivo per il circuito dei concerti, che ha registrato un indotto di 967,4 milioni di euro. Questa cifra comprende non solo gli incassi dei grandi eventi nei palazzetti di Milano, Roma e Napoli, ma anche quelli dei festival storici come il Lucca Summer Festival, insieme a proposte più innovative come la Prima Estate e molte altre realtà locali, che, anno dopo anno, acquisiscono sempre più visibilità, diventando veri e propri punti di riferimento per gli appassionati di musica live.
Si stima che nel 2023 la spesa media per spettatore sia stata di circa 324 euro, considerando il prezzo dei biglietti, trasporti, vitto e alloggio. Di fatto, il 55% degli incassi generati dagli eventi live in Italia proviene dai concerti, e la pop-music in testa, con i suoi fan che hanno speso mediamente circa 894 milioni di euro.

Pop, rock e musica leggera sono stati i generi con il maggior numero di spettacoli organizzati nel 2023: ben 36.000 eventi, con una concentrazione maggiore nel nord Italia. Questo è dovuto alla presenza di strutture ricettive (come arene e grandi stadi) e a un’efficace rete di infrastrutture di collegamento (in particolare in Lombardia, Emilia-Romagna, Piemonte, ma anche Lazio e Toscana), fondamentali per l’organizzazione di grandi eventi, soprattutto quelli con artisti internazionali.

Se da un lato le grandi città continuano a svolgere un ruolo predominante nell’organizzazione di tour ed eventi, dall’altro emergono nuovi soggetti promotori e spazi ospitanti, confermando il ruolo delle performance musicali nello sviluppo dell’economia locale.

Fin qui, sembra una fotografia perfetta, ma ci sono alcune zone di ombra…

Questo aumento dei ricavi, infatti, è da attribuirsi, da un lato, alla crescente voglia del pubblico di vivere l’esperienza fisica del concerto, e dall’altro all’incremento dei prezzi dei biglietti. Un aumento dovuto a vari fattori: l’innalzamento dei cachet degli artisti, che vedono diminuire i loro guadagni sul fronte della produzione e distribuzione a causa della digitalizzazione della musica, ma anche l’aumento dei costi di servizio delle piattaforme di ticketing e delle loro commissioni. A ciò si aggiunge l’attenzione crescente alla spettacolarizzazione degli eventi, che ha fatto lievitare i costi di produzione e allestimento, alimentando anche il dibattito sulla sostenibilità di questi grandi eventi.

Inoltre, sebbene la spesa dei concerti generi entrate dirette e collaterali per il settore turistico e, di riflesso, per l’economia nazionale, l’industria musicale continua a essere trascurata dalla politica, che non ha mai previsto un sostegno pubblico per il settore della musica live. Il Presidente di Assoconcerti, nel presentare il report sulle ricadute economiche degli eventi live, ha recentemente sollecitato un impegno concreto da parte del legislatore, chiedendo misure come il finanziamento diretto attraverso il Fondo Nazionale per lo Spettacolo dal Vivo e l’aumento, per il settore privato, del tax credit per eventi live, che consente di scontare il 30% degli investimenti, fino a un massimo di 75.000 euro.

Il bilancio è stato fatto: non ci resta che aspettare il prossimo anno per vedere se queste ombre nella fotografia attuale svaniranno, lasciando in primo piano solo i risultati positivi.

Live Music Economy in Italia: parliamo di numeri