“Come l’anima nostra, che è aria, ci sostiene, così il soffio e l’aria circondano il mondo intero.”
Questa frase, tratto dall’unico frammento di Anassimene di Mileto, risuona come un’eco primordiale nella nuova esposizione della Galleria d’Arte Moderna di Verona. Al centro del progetto curato da Patrizia Nuzzo, l’aria si manifesta come sostanza invisibile eppure concreta, principio vitale che ci avvolge e ci plasma, e che l’arte contemporanea trasforma in un viaggio esperienziale dove uomo e natura si incontrano e si scontrano, soprattutto in un’epoca in cui il rapporto con l’ambiente è caratterizzato da fragilità e tensione. Tra distopia e sogno, così, l’aria diventa arte a Verona.
L’esposizione invita a ripensare il nostro posto nell’ecosistema, scardinando l’antropocentrismo per aprire un dialogo tra uomo e ambiente, assumendo un taglio distopico e onirico al tempo stesso. Attraverso le opere di cinque artisti, l’aria, elemento intangibile ma onnipresente, diventa il simbolo di un equilibrio precario tra uomo e natura, un equilibrio che l’arte tenta di svelare attraverso metafore visive e tattili.
La dimensione distopica emerge in maniera sottile ma incisiva, evocando la crisi ecologica, il consumismo sfrenato e l’isolamento dell’uomo moderno. Francesco Candeloro, con le sue città sospese in plexiglas, dipinge un futuro frammentato, dove le metropoli appaiono come luoghi sospesi nel tempo e nello spazio, quasi inaccessibili.
L’ambiente urbano si fa metafora di un mondo sempre più artificiale e distante dalla natura, un luogo di alienazione e di sogni irrealizzati. Anche Tracey Snelling, con Tenement Rising, con un grattacielo in miniatura, ci immerge nella realtà complessa e caotica di Pechino, dove frammenti di storie individuali si intrecciano in una sinfonia collettiva. La sua installazione è un’istantanea ipnotica della vita contemporanea, un mondo che pulsa di vitalità ma che, al tempo stesso, soffoca sotto il peso dell’iperconnessione e del sovraffollamento. Il respiro collettivo che pervade l’opera non è più armonico, ma frammentato e ansioso, come un’eco di una società che ha perso il contatto con il ritmo naturale della vita.
Accanto alla visione distopica, la mostra offre una dimensione onirica che si configura come un atto di speranza e di riconciliazione. Julia Bornefeld, con le sue forme amorfe tratte dalla serie Morphic Fields, richiama l’origine stessa dell’universo, la nascita di mondi nuovi che pulsano di energia primordiale. Anche Andrea Guastavino, moderno alchimista, trasforma scatti fotografici in reliquie immerse in cera e resina, evocando la fragilità del tempo e della memoria. Donata Lazzarini, invece, offre un’esperienza intima e sensoriale. Le sue figlie dell’aria, che oscillano al soffio del vento e al nostro passaggio, trasformano l’ambiente espositivo in un paesaggio poetico, dove uomo e natura dialogano attraverso il movimento e il respiro.
Ogni passo nel percorso espositivo è un respiro collettivo, un incontro tra presente e futuro, tra filosofia e arte contemporanea. “ARIA” è un viaggio emotivo che lascia il visitatore con una consapevolezza rinnovata: l’aria che ci circonda è la stessa che anima ogni essere vivente, ed è nel suo respiro che si cela il battito della vita da proteggere e preservare. Un appuntamento che accende il desiderio di armonia e cura per il pianeta.