“Nomadic Journey and Spirit of Places” è infatti il titolo con cui l’artista invita i suoi spettatori a scandagliare quelli che sono i suoi esercizi artistici: un alternarsi tra riflessioni, poesie e opere d’archivio più o meno inedite che mostrano le suggestioni e gli stimoli che Marina ritrova e ricrea nei suoi progetti, dichiarando apertamente a tutti cosa per lei significhi moda e quale sia la sua relazione con essa.
Come sostiene la Abramović durante la rivelazione della collaborazione con il brand spagnolo, all’esposizione prenderanno vita “la purezza, il movimento, la mortalità, i lampi e l’essere nomade” in un racconto che esplora quattro decenni di produzione dell’artista serba.
Per immergersi all’interno del suo percorso, le opere sono state raccolte in un table book dove, in ogni pagina, si sono intrecciate quelle che sono le sue le sue idee e le sue riflessioni creative ponendo, in particolare, l’attenzione ai simbolismi del suo atto immaginario.
La natura, sua prima fonte di ispirazione insieme alle popolazioni antiche, si congiunge perfettamente al suo modo di vivere, il pianeta è il suo studio: solo qui i suoi progetti prendono forma.
“Una questione di ricordi dei luoghi e dove mi trovo” così Marina parla del suo libro come una raccolta di una vita da “nomade”, un continuo movimento in avanti di trasformazione.
L’essere “nomade” come metafora del viaggio della vita, dove dietro all’incessante correre verso chissà quale meta, le nostra culture si intrecciano continuamente, fino a creare dei grovigli di informazione così fitti che disorientano all’interno di questo mondo sempre più globalizzato.