Cerimonial Contrafact (Empathogen deluxe) è il nuovo album pubblicato da Willow. Rappresenta il progetto più autentico della cantautrice statunitense. Dopo il successo di Coping Mechanism, Willow consolida ulteriormente la sua presenza sulla scena musicale, dimostrando una profonda intelligenza artistica, radicata in un gusto raffinato ed influenzato da Ella Fitzgerald, Chet Baker e Sarah Vaughan, oltre a molti altri artisti provenienti dalle scene jazz e rock. In Cerimonial Contrafact di Willow ogni brano diventa uno specchio in cui puoi riconoscerti.

Willow compie una decisa svolta artistica, distaccandosi dal sound che ha caratterizzato il suo lavoro precedente per intraprendere una strada più sperimentale e coraggiosa. Consapevole di aver creato un progetto inaspettato per i fan, Willow ha dichiarato in varie interviste di aver scelto deliberatamente di esplorare nuovi generi, sfidando la certezza di chi si aspettava un altro album punk/rock. 

Per lei, infatti, l’artista autentico è colui che osa, che si mette in gioco al di là del semplice mantenimento della fama.

Grazie alla guida del produttore Chris Greatti, Willow ha potuto approfondire trame sonore complesse e adottare modalità espressive inedite in cui si fondono neo soul, jazz, raga indiano e rock. L’album include infatti tracce completamente strumentali, come “No Words 1 & 2”, evidenziando la volontà di Willow di concentrarsi sulla pura espressione musicale, senza la necessità di parole. 

In Cerimonial Contrafact di Willow ogni brano esplora tematiche profondamente introspettive e filosofiche, riguardanti tre concetti centrali: casa, gli altri e il sé. Nei suoi testi, Willow esplora una visione fluida della propria identità e il viaggio di scoperta personale, permettendo a ciascuno di rispecchiarsi nelle sue emozioni. L’artista riesce perciò a rendere universale la sua esperienza di ricerca del proprio posto nel mondo, un’esplorazione che molti vivono intensamente nei propri vent’anni.

Con il brano d’apertura “home” che vede la collaborazione di Jon Batiste, Willow introduce l’idea di “casa” come luogo interiore fluido, in cui si fondono luce e oscurità. In altre tracce, come “pain for fun” e “I know that face.” esprime il senso di solitudine che accompagna la ricerca di un rifugio emotivo stabile, lasciando intendere che il ritorno a casa sia una meta ancora non raggiunta. Nei testi, Willow alterna immagini di bellezza e tenebre, suggerendo che la casa è qualcosa di fluido e indefinito.

L’idea di “altri” è esplorata in “Run!,” dove Willow riflette sul rapporto complesso con l’autenticità altrui, interrogandosi su cosa significhi amare e comprendere qualcuno oltre la “maschera” che ognuno indossa. Qui, esplora la vulnerabilità che nasce nel vedere sé stessi attraverso gli altri, una consapevolezza che crea sia connessione sia angoscia.

Nel capitolo finale, Willow si concentra nuovamente su se stessa, soprattutto in tracce come “Fear is not real” e “Big Feelings,” dove abbraccia l’incertezza della propria esistenza e la mutevolezza del suo percorso. Accetta il caos come parte integrante della vita e invita a lasciarsi andare a questo flusso continuo, trovando un senso di conforto nell’accettazione del cambiamento costante.

Si percepiscono chiaramente gli alti e bassi del suo stato mentale: un alternarsi di pensieri di paura e incertezza riguardo a chi vuole diventare, in bilico tra il desiderio di cambiamento e il timore che questo comporta. Accanto a queste esitazioni, emergono momenti di intensa grandezza e di profonda consapevolezza di sé, in cui trova forza e chiarezza. 

“Ceremonial Contrafact” è uno specchio in cui puoi riconoscerti