Primo progetto espositivo in Italia dopo la scomparsa dell’artista, al Pirelli Hangar Bicocca (Milano) sarà visitabile durante questi mesi un’esposizione di oltre quaranta opere seminali di Jean Tinguely, pioniere del novecento e uno dei principali esponenti dell’arte cinetica. Attraverso il suo lavoro, Jean sperimenta con la “macchina” per lui combinazione poetica di movimenti e suoni. Le opere, unione di oggetti di scarto, materiali di recupero e frammenti, sono stati scenografati nello spazio in modo da far combaciare, in uno spettacolo cinetico, le melodie meccaniche.

Un percorso espositivo che innesca, attraverso gli ingranaggi creati dall’artista, emozioni ambivalenti: tutti coloro che si trovano raggruppati intorno alle opere ne rimangono stupefatti.
I giochi di rumore vengono generati direttamente dai movimenti delle macchine che, per Jean, “è innanzitutto lo strumento che mi consente di essere poetico” – “Se la rispetti, se ti metti in gioco con la macchina, allora forse puoi davvero dare vita a una macchina gioiosa – e con gioiosa intendo libera”.

Oltre alla sua passione evidente per tutto quello che concerne l’automazione l’artista ci porta, attraverso le sue opere, a riflettere sugli oggetti e sul loro utilizzo: sfruttando poeticamente le sue creazioni, arriva ad esprimere un pensiero diametralmente opposto rispetto a quelli che sono i metodi di produzione industriale e la continua incentivazione al consumismo di quell’epoca.

Un esempio lampante del concetto descritto è Rotozaza No.2, messa in azione durante l’esposizione in Hangar il giovedì e il venerdì alle 11.30 e il sabato e la domenica alle 11.30 e alle 16.30. L’opera si presenta composta da due marchingegni meccanici che, tramite il movimento rotatorio di un nastro trasportatore, danno origine ad un rumore stridente causato dalla continua rottura delle bottiglie di vetro alla fine del percorso. Il titolo dell’installazione, infatti, riprende onomatopeicamente il suono discordante provocato dalla connessione tra la macchina e i materiali di scarto. 

L’ambiente dell’Hangar ci presenta al suo interno le installazioni dell’artista che, grazie alla conformazione delle Navate, riescono a creare un effetto di simbiosi tra il visivo e il sonoro, un perfetto connubio tra lo spazio e l’opera meccanica stessa.

Suoni disarmonici accompagnano i congegni in movimento di Tinguely che, attivati a ripetizione durante la mostra, rendono l’ambiente completamente immersivo; lasciando così ammagliati gli spettatori che si trovano come trasportati dai rumori delle macchine in un tutt’uno con lo spazio industriale.

Una meccanica immersiva: all’interno del mondo di Jean Tinguely