“La Divina Commedia” non è da intendersi come un concept album in cui vengono rappati i canti dell’opera dantesca (a questo ci hanno già pensato Murubutu e Claver Gold con il loro “Infernum”), ma come metafora di un “viaggio verso la consapevolezza” e la redenzione, fatto di “Sogni di Strada”, scompigli, cadute e rivincite, un viaggio di introspezione che Tedua ha intrapreso, negli ultimi anni della sua vita, come persona e come artista .

Mario, come racconta in “Bagagli (improvvisazione)”, è ancora “quel ragazzo di Orange County”, Ryan Atwood (il protagonista della serie “The OC”), colui che in assoluto ha più influenzato la sua vita e la sua musica, tanto da avergli fatto adottare Ted Ryan come alias. La loro è una storia tremendamente simile: Ryan, abbandonato da un padre violento e da una madre alcolizzata, fugge dalle case popolari di Chino per trovare rifugio in una famiglia affidataria nella ricca contea di Orange County; lo stesso viaggio che ha condotto Tedua tra case-famiglia e famiglie affidatarie, a causa della malattia della madre e dell’assenza e violenza del padre. Come Ryan, Mario, ad Arenzano, ha trovato affidamento in una famiglia ricca, materialmente e interiormente, che gli ha trasmesso una profonda cultura artistica, letteraria e poetica; è questo bagaglio che ha ispirato inconsciamente la futura stesura della sua personale “Divina Commedia”, che Tedua porta con sé in mano nell’artwork del Purgatorio, curata dal leggendario David LaChapelle.

Viaggio che ha portato Tedua, nel 2014, dopo sette anni dall’affidamento, verso la “Scala di Milano”, dove Mario si trasferisce insieme agli amici Bresh, Rkomi e Sonny Willa, con i quali, tra Genova e Cogoleto, aveva ormai piantato e consolidato le radici della sua carriera da rapper. Un “cucciolo d’uomo sul trono del duomo” che negli ultimi cinque anni, da “Mowgli”, suo ultimo disco ufficiale, ad oggi, si è ritrovato immerso nell’Inferno e nei gironi della giungla urbana, nella quale Tedua ha dovuto combattere con un blocco della scrittura e una depressione acuta dovuta alla pandemia. “Luce della ragione, accendi questa depressione buia.

Una volta in mezzo al caos non c’era il Tao, non c’era nulla, ma solo il blocco della scrittura” afferma infatti Tedua in “Outro Purgatorio”, brano che chiude la sua terza Opera, che lo scorso 2 giugno ha finalmente “attraversato lo Stige” per solcare le rive dei digital stores. Sedici le tracce: nove per i gironi dell’Inferno e sette per le cornici del Purgatorio. L’Inferno rappresenta quindi il vissuto di Tedua in questi ultimi anni, un percorso fra anime dannate, talenti sprecati, ferite che hanno la forma di gironi e “ultimi” in cerca di riscatto, mentre nel Purgatorio vi è l’espiazione delle colpe e dei fallimenti. Aspettando il Paradiso, futura repack del disco, dove potrebbe esserci la consacrazione finale del suo status di artista che ha raggiunto la piena consapevolezza e redenzione.

Ad accompagnarlo nel cammino verso l’Empireo troviamo le produzioni curate dal fido Chris Nolan, oltre che dal musicista Dibla e dai producer SHUNE, Night Skinny, Sick Luke, Zef, Charlie Charles e Daves, mentre, nel suo percorso tra i gironi dell’inferno e tra le cornici del purgatorio, Tedua incontra varie anime dannate, ossia i big della scena hip-hop, nuovi “craque” e gli amici di sempre. In ordine di apparizione: Baby Gang, Kid Yugi, Sfera Ebbasta, Salmo, Federica Abbate, Geolier, Lazza, Guè, Marracash, il Bnkr44, Rkomi e Bresh.

Il disco prende vita con “Intro La Divina Commedia”, un brano superlativamente coinvolgente e ricco di riferimenti all’opera dantesca, specchio di un Mario sempre più eclettico e poliedrico. Un’ouverture energica, un climax ascendente e potente, come un’onda del suo “Mare Mosso” che si abbatte sulla scogliera. I messaggi intrinseci danteschi traspaiono già dall’inquadratura iniziale del video ufficiale del brano, diretto da un fenomenale Simone Mariano, in cui è rappresentata una struttura spiroidale di scale raffigurante i gironi infernali. Tedua si trova ammanettato alle porte dell’inferno, in una cella tetra, intrappolato da una lunga attesa. Le manette infatti si aprono a tempo, non con una chiave e l’ispettore, che dalla telecamera della cella non si vede perché, mentre Dante è vivo, gli abitanti degli inferi sono solo anime, gli dice che l’ora di andarsene non è ancora giunta. Sarà libero e salvo solo dopo aver concluso il viaggio del disco. Mario risponde per le rime all’ispettore, che gli pone la fatidica citazione: “Ma tu, perché ritorni a tanta noia?”(tratta dal I Canto dell’Inferno), dando inizio alla sua personale “Divina Commedia”.

Viaggio che continua con “Paradiso Artificiale”, brano perfezionato dalla strofa di Kid Yugi, dal ritornello crudo di Baby Gang e dallo skit di Noyz Narcos, direttamente dall’ultimo girone dei dannati. Il giovane talento di Massafra, attualmente il rapper più in forma della scena italiana, ci fa subito immergere nell’architettura del poema dantesco, trasportando l’ascoltatore in un immaginario infernale. Lo “Stige” che Kid Yugi metaforicamente “attraversa”, non è altro che il fiume che circonda il sesto cerchio, quello degli eretici, per accedere al quale occorre sorpassare le mura della città di Dite. Stilisticamente, con grande maestria e padronanza lessicale, Kid Yugi riprende lo schema metrico dantesco, rappando con le stesse particolari terzine, inventate da Dante (dette “terza rima”), dove il procedere delle rime si sviluppa attraverso la ripetizione e la rima nuova, cifra stilistica funzionale al tema del cammino e del passo del pellegrino che si sviluppa nella “Divina Commedia”. Strofa, già definita da Tedua strofa dell’anno, che si chiude riprendendo l’immagine delle stelle, come l’ultimo verso di ogni cantica dantesca.

Il cammino di Mario prosegue con “Malamente”, dove l’autore mette da parte le citazioni dantesche per appropriarsi invece di temi e suggestioni emotive e sentimentali, narrando la propria interiorità. Il brano non è altro che il continuo di “Sangue Misto”, contenuto in “Mowgli”, all’interno del quale Tedua ribadisce che “il futuro è in mano ai deboli che si sono fatti coraggio”. Quello stesso coraggio che Tedua ha avuto guardandosi dentro e riuscendo a scrivere le proprie emozioni trasformandole in musica, patendo lui stesso in primis l’attesa.

Se l’inferno era il luogo della solitudine e dell’oscurità (Dante aveva sì come guida Virgilio, ma erano pur soli e protetti dalla Volontà Divina), il Purgatorio diviene il luogo dell’amicizia e dell’unione. È il luogo in cui Tedua, in “Anime Libere”, incontra per la prima volta insieme gli amici Bresh e Rkomi. Proprio come Dante che, approdato sulla spiaggia dell’antipurgatorio, abbraccia i suoi amici Casella e Forese Donati, che si uniscono al poeta nel suo cammino verso il Paradiso terrestre.

Il viaggio si fa carico di nostalgia in “Lo-fi For U”, brano in cui Tedua parla della propria infanzia e adolescenza. Mario ricorda i suoi amici Charlie, Chris Nolan, Sfera, Rkomi, Izi e Ghali, con i quali ha cominciato il cammino terrestre e ha superato le sue “Mancanze Affettive”, grazie alla musica, sua Beatrice, alla quale molte volte ha mancato di rispetto, scrivendo di getto e talvolta fuori tempo.

Come la Grazia Divina ha investito Dante nella missione di mostrare all’umanità la via per la salvezza, così la musica, racconta Tedua in “Diluvio a Luglio” (featuring Marracash), ha scelto lui “come prescelto”, ridimensionato a una dimensione terrena, profondamente umana e artistica. Il titolo riprende un verso del bridge di “Ombrello per la Pace”, brano del 2015 di “Aspettando Orange County Mixtape”, una delle tracce di Tedua col miglior testo in assoluto.

In “Outro Purgatorio”, l’autore è ormai giunto alla fine del processo creativo che lo ha portato a scrivere questo disco e del suo viaggio personale attraverso Inferno e Purgatorio. Mario è cresciuto e noi siamo cresciuti con lui. Ha raggiunto finalmente la redenzione e la salvezza, raggiungendo la vetta del Monte del Purgatorio e della scena rap italiana.

La scrittura poetica non è stata altro che un processo di purificazione, ma allo stesso tempo una grande metafora per raccontare il suo cammino. Nella “selva oscura” tutti possono perdersi, ma da questa esperienza è possibile intraprendere un cammino di introspezione e diventare persone migliori.

“La Verità” è che “C’è chi artista lo fa e c’è chi artista lo è”. Ora ci spetta il Paradiso.

Tedua e il viaggio nella sua “Divina Commedia”