“Tutti quanti dormono, sei rimasto sveglio solo tu, mela marcia”.
Prende vita così, con un vocale registrato nella notte, il nuovo concept album di Chiello (nome d’arte di Rocco Modello), intitolato “MELA MARCIA”. Si tratta della sua seconda opera in studio da solista, che segue il grande successo del suo primo disco “Oceano Paradiso”, certificato disco d’oro (FIMI/GfK Italia).
“Quest’album è un percorso” da cui se ne esce storditi. È uno scavare dentro se stessi fino ad abitare la parte più oscura del nostro essere, andando alla ricerca di risposte alle mille domande che affliggono la nostra mente. Per Chiello la musica è catarsi: cacciare fuori tutto, vomitare dubbi, ansie e malessere per cercare un cambiamento o per tentare solo di stare meglio (potrebbe andar bene come copy del post, è un estratto del comunicato stampa)
Un disco “sporco”, ma maledettamente reale, uno stream of consciousness ininterrotto e non filtrato, che riflette il flusso continuo dei suoi pensieri e delle sue sensazioni.
La mela marcia di Chiello rappresenta una prospettiva distorta, un’immagine acerba e immatura che l’artista vuole lasciare di sé. Come una mela marcia, la visione pessimistica del disco rappresenta il suo passato doloroso, i momenti di smarrimento e di disperazione che hanno segnato il suo percorso artistico e personale.
Chiello, d’altro canto, ha una visione ormai matura e consapevole della vita, da come è possibile evincere dalla ghost track “Chilometri”. Si tratta di una traccia fantasma che arriva dopo interminabili istanti, scanditi da un unico suono distorto, al termine di “Algoritmo”, brano che chiude il disco. Chiello, nel brano, ci racconta di aver trovato finalmente la soluzione alla costante ricerca situa nelle altre tracce che compongono l’album. Il testo riflette la consapevolezza che nessuno può prendersi cura di noi se non lo facciamo noi stessi in primis. È un invito a lasciarsi alle spalle esperienze negative e ad aprirsi a nuove possibilità, accogliendo l’amore e l’attenzione da parte di chi ci apprezza per ciò che siamo.
Il percorso verso questa presa di coscienza ha attraversato varie fasi, scandite da alcuni brani del disco. Nel primo brano dopo l’intro, “Sparire”, Chiello ci trasmette una profonda sensazione di disconnessione e disillusione con il mondo circostante. Esprime il desiderio di sfuggire alla propria esistenza e di dissolversi, anche utilizzando ipnotici e antidepressivi, come se scomparire fosse l’unica soluzione per sentirsi in pace, ma che in realtà lo porta solo ad un senso di alienazione e solitudine.
Segue una trilogia di brani, “Buonanotte”, “La mattina dopo” e “Glugluglu”, che raccontano 48 ore della sua vita in cui Chiello si pone di nuovo le stesse domande. Il messaggio che vuole lasciarci è che ti puoi interrogare quanto vuoi su quello che succederà un giorno, ma non puoi saperlo, quindi quello che ti rimane da fare è vivere, anche se il presente ti dilania. In “Buonanotte”, l’amore fisico diventa una forma di tortura emotiva. Si avverte rabbia, inadeguatezza e solitudine. Chiello riflette sull’ignoto della morte, svegliandosi “La mattina dopo” senza comprendere cosa ci sia oltre, ma già dal sound della traccia è intuibile una visione più ottimistica, seppur rassegnata, della vita. In “Glugluglu”, ultimo capitolo della trilogia, Chiello finalmente si alza dal letto e si trova a dover affrontare le conseguenze delle sue azioni e si sente inadeguato rispetto ad un ideale di perfezione che rispecchi i canoni della società. Nel testo, Chiello fa riferimento all’immagine delle palme che ballano e che si amano, simboli di armonia e connessione. Ciò contrasta con la sensazione di distanza e incomprensione che Chiello prova nei confronti del mondo e delle relazioni umane. La piscina, descritta con una spiccata ironia nel ritornello onomatopeico, rappresenta un luogo di purificazione e di nuovi inizi, dove si tuffa alla ricerca di una redenzione personale, o per semplicemente lasciare in superficie i problemi. La redenzione finale, prima di compiersi nella ghost track, deve però compiere un penultimo ma decisivo passo nella nona traccia del disco, intitolata “Puoi fare meglio”. Chiello riconosce che il percorso che sta seguendo lo sta conducendo verso l’autodistruzione totale e sente la necessità di trovare una nuova direzione e di prendere in mano la propria vita. Sente il bisogno di trovare una via d’uscita e palesa un’urgenza nel voler recuperare la sensazione di vivere pienamente e di voler apprezzare nuovamente il gusto della vita.
L’artista potrebbe quindi essere paragonato ormai ad una mela matura, dal sapore intenso. La comprensione profonda della realtà, le sue esperienze e la sua crescita interiore gli hanno permesso di raggiungere un equilibrio e una saggezza che si riflettono nella sua arte. Chiello dimostra di aver compreso che la vera bellezza risiede nella maturità e nella consapevolezza che ha acquisito; ha capito che entrambe le prospettive, quella pessimistica e quella speranzosa, fanno parte della sua identità artistica. Come una mela matura con una macchia nera, l’artista riconosce che la sua arte trae ispirazione sia dalla sofferenza che dalla gioia, sia dal lato oscuro delle dipendenze da sostanze e delle relazioni tossiche, che da quello luminoso della vita che vale comunque la pena di vivere e assaporare.
Tuttavia, Chiello decide di lasciare che sia la mela marcia, con la sua malinconia e la sua angoscia, la protagonista dell’album. Se ne vergogna, ha bisogno di nascondere il suo lato speranzoso e maturo e ha la sensazione che rendere più fruibile all’interno del disco questo suo lato possa renderlo vulnerabile e privo di dignità.
Chiello allo stesso tempo nutre e protegge questo suo nuovo lato consapevole e speranzoso, tenendolo celato e protetto all’interno della ghost track, per i pochi eletti che potranno apprezzarne il valore.
Chiello, con “MELA MARCIA”, mette a disposizione agli ascoltatori la sua arte, le sue liriche e la sua poesia, con un disco concepito principalmente per se stesso, ma destinato ad entrare nel profondo di molte persone e ad aiutarle.
Un po’ come Patrick, il poeta maledetto di “Before Sunrise”, film del 1995 diretto da Richard Linklater, che con le sue poesie ispira e guida Jesse e Céline, due innamorati, offrendo loro una prospettiva più profonda sulla vita e sulle relazioni umane, incarnando la saggezza, l’ispirazione e la capacità di cogliere la bellezza e la complessità della vita attraverso le parole.